28 August 2025
2025/08/25 - 18:37

L’intervento del ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi nell’incontro straordinario dell’Organizzazione dei Paesi Islamici iniziato

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 L’intervento del ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, nell’incontro straordinario dell’Organizzazione dei Paesi Islamici, iniziato oggi a Jeddah, in Arabia Saudita

Agust 24, 2025:

 

Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso

 

La pace, la misericordia e le benedizioni di Dio siano su di voi

 

Eccellenze, ci riuniamo oggi in un momento in cui Gaza si erge come uno specchio sconvolgente per la nostra coscienza collettiva. Ciò che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi è la distruzione organizzata di un popolo sotto assedio da parte di uno spietato regime di apartheid che opera nella più totale impunità.

 

La popolazione di Gaza viene sistematicamente massacrata, le aree residenziali sono state completamente distrutte, gli ospedali sono stati trasformati in cimiteri e i bambini muoiono di fame in flagrante violazione di tutti gli standard umanitari. Questa non è una guerra qualunque. Questa è un castigo collettivo, una politica di dominio e, sì, un attacco che porta tutti i tratti distintivi del genocidio.

 

Ora gli autori di questi crimini parlano apertamente dei loro piani per imporre un controllo militare completo e permanente su Gaza. Parlano di nuovi blocchi, nuove zone cuscinetto e nuove espulsioni, chiamandoli "sicurezza". Ma noi conosciamo il loro vero nome: "pulizia etnica". Un tentativo sistematico di frantumare un popolo fino a quando non rimane altro che la sua distruzione o deportazione.

 

Il diritto internazionale è cristallino. La fame e i bombardamenti indiscriminati sono classificati come crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Allo stesso tempo, la Quarta Convenzione di Ginevra proibisce di prendere di mira i civili, di distruggere le case e di trasferire forzatamente la popolazione. Questa imposizione pianificata di condizioni volte a distruggere un popolo ha un solo nome: genocidio. Di quali altre prove abbiamo bisogno?

 

La storia ci chiederà: quando Gaza veniva strangolata, il mondo islamico ha parlato con una sola voce? Abbiamo agito o abbiamo aspettato che altri agissero e decidessero per noi? Oggi, vuote condanne e inazione sono inutili.

 

Eccellenze, per stabilire la pace e garantire il completo ritiro delle forze occupanti da ogni angolo di Gaza, dobbiamo impegnarci a:

 

* Mobilitare tutti gli strumenti politici, economici e legali, comprese sanzioni, boicottaggi o pressioni internazionali coordinate;

 

* Perseguire l'accertamento delle responsabilità a tutti i livelli, in ogni tribunale, nei confronti di tutti coloro che sono coinvolti o hanno permesso crimini di guerra e genocidio in Palestina; e

 

* Recidere immediatamente ogni legame con gli assassini dei nostri fratelli e sorelle a Gaza, che oggi coltivano il ridicolo sogno di un "Grande Israele". È un fatto provato che l’assecondare non ha funzionato in passato e non funzionerà in futuro.

 

Dobbiamo anche affrontare la complicità dei governi che armano il regime occupante, lo proteggono dalla condanna internazionale e pongono il veto alla giustizia. Sono lontani anni luce dall'imparzialità, sebbene l'imparzialità di fronte al crimine non sia imparzialità, ma complicità.

 

Cari colleghi, Gaza è più di un luogo di sofferenza. Gaza è testimone e simbolo di Resistenza, un promemoria che la dignità umana non può essere ridotta in cenere dalle bombe. La popolazione di Gaza attende il nostro sostegno significativo e la sua fermezza ci chiama a sostenerla con risolutezza, non solo a parole, ma anche nei fatti.

 

Il Santo Profeta (pace e benedizioni su di lui e sulla sua famiglia) ci ha insegnato che la Ummah islamica è come un'unica entità e un corpo. Oggi, questo corpo soffre e sanguina a Gaza. Rimanere in silenzio significa ferirci, e la cura è l'azione coraggiosa.

 

Spero sinceramente che questo incontro venga ricordato nella storia come una’assemblea che va oltre i discorsi e le promesse. Che sia il giorno in cui il mondo islamico si trasformi da testimone passivo a volontà risoluta, dal silenzio a leader potente. Che sia il giorno in cui scegliamo la giustizia sulla paura, l'unità sul dubbio e l'umanità sulla politica.

 

Ricordiamo anche che la tragedia di Gaza non riguarda solo i musulmani. È una prova per la coscienza globale. Pertanto, invitiamo tutte le nazioni, indipendentemente dalla religione o dalla geografia, a schierarsi dalla parte dell'umanità, della giustizia e della dignità; cioè, dalla parte giusta della storia.

 

La storia non perdonerà ritardi. Gaza non può aspettare. Il momento di agire è adesso.

 

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