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Le relazioni culturali tra l'Iran e l'Italia

 

L'Iran e l'Italia sono tra le più antiche civiltà dell'Umanità e sono da sempre considerate culle di cultura e di civilizzazione nelle aree del Medio Oriente e del mediterraneo e hanno svolto un ruolo importante nella promozione del livello della cultura delle società a loro vicine. Questi due paesi hanno anche svolto un ruolo molto importante nella diffusione di due religioni monoteistiche nel corso dei secoli scorsi tant'è che l'Italia è considerata il cuore del cristianesimo e l'Iran uno dei grandi poli del mondo islamico. Naturalmente due nazioni con così lunghe storie di civiltà e cultura dispongono di importanti potenzialità nello sviluppo dei loro rapporti e fortunatamente uno sguardo ai rapporti bilaterali tra l'Iran e l'Italia evidenzia bene queste affinità nei tre settori culturale, religioso e storico.

 

Le prime testimonianze delle relazioni culturali tra l'Iran e l'Italia risalgono al periodo sassanide. Nel 533 fu stipulato un trattato di pace tra Cosroe I, imperatore sassanide e Giustiniano, imperatore bizantino, in base a cui gli ultimi sette filosofi della accademia di Atene, che si erano riparati nell'impero persiano, ricevettero il permesso di tornare nei territori dell'impero bizantino.

 

Anche nell'era islamica sono continuate le interazioni culturali tra l'Iran, grande paese della civiltà islamica e l'Italia, centro della cultura cristiana. Nella prima metà del XII secolo il libro al Iqtisad fil'i'tiqad di Mohammad Al Ghazzali fu tradotto in Italia. Le opere di Avicenna e più di settanta importanti volumi di autori islamici e iraniani sono state tradotte in latino da un italiano Gherardo da Cremona. Nel 1350 il Libro Al'Hawi di Zacaria Razi, fu tradotto in latino su ordine di Carlo I dà Angiò Re di Napoli e di Sicilia. Tra il 1886 e il 1889 la traduzione completa dello Shahname di Ferdousi ebbe luogo attraverso Italo Pizzi famoso iranista. Nel 1933 in occasione del millesimo anniversario della nascita di Ferdousi, una piazza di Roma fu dedicata al sommo poeta e nel 1951 vi fu istallata una sua  statua, che tuttora è ammirabile.

 

Numerosi orientalisti italiani, anche dopo la seconda Guerra Mondiale, hanno reso un prezioso servizio nel far conoscere e divulgare la cultura e la tradizione iraniana in Italia. In quegli anni l'Italia divenne uno degli importanti centri di studi iranologici e ospito un importante congresso mondiale che si svolse nella capitale italiana.

 

Nel 1950 ebbe inizio la nuova stagione dei rapporti culturali tra i nostri due Paesi, vi furono sempre più studenti iraniani nelle Università italiane. Nel 1958 vi fu la firma dell'Accordo culturale tra Iran e Italia in base a cui il Governo italiano ogni anno concedeva un determinato numero di borse di studio agli studenti iraniani. Poco dopo fu istituito il corso di laurea di Lingua e letteratura italiana nell'Università (Melli) Shahid Beheshti e nel 1963 fu aperto l'Istituto culturale italiano a Teheran.

 

Nel Marzo del 1971 si svolse il congresso internazionale degli iranisti dal titolo "Iran nel Medioevo" alla presenza di iranisti da tutto il mondo e con la collaborazione dell'Istituto culturale iraniana e l'Accademia dei Lincei. Un importante risultato del congresso fu la creazione di un istituto di Iranistica italiana.

 

I rapporti culturali tra Iran e Italia sono continuati dopo la vittoria della rivoluzione islamica in Iran e sono in corso buone collaborazioni culturali nel settore archeologico. Si buon infine affermare che le relazioni e interazioni culturali tra gli esperti dei due Paesi siano degne di lode, ma senz'altro meritino ulteriore approfondimento.