LA POPOLAZIONE

Secondo i dati del censimento condotto nel 2016, la popolazione totale dell’Iran consta di 79.926.270 di cui il 49,3% donne. L’età media della popolazione nel 2016 è stata calcolata a 30 anni.

 

Città e campagne

In Iran esistono circa 1148(2015) città e migliaia di villaggi. Sul totale della popolazione, la percentuale urbanizzata è il 74% nel 2016, a causa della crescente tendenza all’inurbamento, con l’immigrazione dalle aree rurali, la trasformazione di paesi di medie dimensioni in vere e proprie cittadine (le 496 città del 1988 sono ora diventate 1148, di cui circa 339 di grandi dimensioni), l’assorbimento di villaggi e frazioni nei centri urbani e la formazione di nuove comunità urbane.

Delle 31 province (ostan: il termine in realtà indica entità territoriali comparabili a quelle che in Italia sono definite “regioni”) in cui è suddiviso il territorio dell’Iran, quella di Teheran è la più popolata: la sola metropoli conta più di 12 milioni di abitanti; seguono il Razavi Khorassan, l’lsfahan, il Fars, il Khuzestan, l’Azarbaydjan Orientale ed il Mazandaran.

Gruppi nazionali ed etnici

L’etnia iraniana maggioritaria discende dalle antichissime tribù degli Arii. La gente Fars, cioè i Persiani propriamente detti, una minoranza dei quali si trova anche nella Repubblica del Tajikestan, popola quasi tutto l’Iran, concentrandosi in particolare nelle province di Teheran, Isfahan, Fars, Khorassan, Kerman e Yazd. Le minoranze etniche più estese, stanziali, sono i Curdi, i Turchi e gli Arabi iraniani, cui si aggiungono i Baluchi. Esistono inoltre etnie e tribù nomadi o ex nomadi. La maggior parte di queste tribù discendono dalle popolazioni che avevano invaso il Paese nel primo millennio a.C., provenendo dall’Asia Centrale. La maggior parte delle popolazioni dell’Iran centrale sono di discendenza Aria, mentre altre, quali gli Arabi del Khuzestan e del Khorassan, i Turchi di Quchan, le tribù Qashqai, gli Shahsavan e le tribù Afshar dell’ Azarbaydjan, i Turcomanni, discendono da popoli che hanno invaso l’Iran in periodi diversi. Va detto pero che, nonostante le numerose ricerche, gli studiosi non sono unanimi riguardo a varie questioni relative alla storia e all’ antropologia di questi gruppi.

Esistono molte suddivisioni e ramificazioni per ciascuna delle etnie principali, oltre a decine di tribù di minore entità, ma l’alto grado di integrazione sociale, politica ed economica, garantito tra l’altro dalla Costituzione, consente una convivenza assolutamente priva di conflitti o attriti.

Le minoranze etniche stanziali

I Curdi, che probabilmente discendono dagli antichi Medi, risiedono nelle regioni montagnose dell’Iran occidentale, in un vasto territorio che si estende dal confine più settentrionale dell’Azarbaydjan alle calde pianure del Khuzestan. I Curdi si suddividono in numerose tribù, che è possibile classificare in alcune ramificazioni principali: a) i Curdi settentrionali di Maku e dell’Azarbaydjan nord-occidentale; b) i Curdi Mahabad, che vivono nell’area tra il lago Urumiyeh e le montagne del Curdistan vero e proprio; c) i Curdi di Sanandaj; d) i Curdi di Kermanshah, dai monti Zagros fino alla pianura del Khuzestan. Tra i numerosi clan, i più rilevanti sono i Mokri, nel nord del Curdistan, i Bani-Ardalan nel sud (Sanandaj), gli Jaaf ancora più a sud e i Kalhor nel Curdistan più meridionale, al confine con il Kermanshahan.

Sempre nell’Iran occidentale, nella regione del Lorestan, vivono i Lori, che sotto il profilo storico sembrano della stessa origine etnica dei Curdi. I Lori si suddividono in quattro gruppi principali: i Bala Garideh, i Delfan, i Selsseleh e i Tartan. I primi sono i Lori “puri”, a loro volta suddivisi in importanti tribù quali i Dirakvand, gli Janaki, gli Amaleh, i Sagvand e altre. I Lori sono per la maggior parte agricoltori e allevatori.

I Turchi sono il più grande gruppo etnico di lingua non-Farsi residente in Iran. Riguardo alle origine dei Turchi iraniani, esistono due scuole di pensiero. La prima sostiene che essi siano i discendenti dei Turchi che erano immigrati in Iran nei secoli VII e XI, o avevano invaso a più riprese alcune parti dell’Iran. La seconda ritiene invece che essi siano i discendenti di antiche popolazioni persiane cui gli invasori abbiano imposto la propria lingua attraverso i secoli. I Turchi iraniani vivono soprattutto nel nord-ovest dell’Iran, nelle regioni dell’Azarbaydjian Orientale e Occidentale (Tabriz e Urumieh ne sono i rispettivi capoluoghi), nella regione di Zanjan fino a Qazvin, in Hamedan e dintorni, in Teheran, nell’hinterland di Qom e Saveh, nella regione del Khorassan, e a piccoli gruppi o famiglie in molte altre parti dell’Iran.

I Turcomanni, minoranza etnica di lingua turca, vivono nel Sahra turcomanno e nelle fertili pianure del Gorgan, ai confini con il Turkmenistan, tra il fiume Atrak, il Mar Caspio, i monti Quchan e il fiume Gorgan; le loro città più importanti sono Gonbad Kavus, Bandar Turkman, Aq-Qala e Gomishan. Discendenti dei Turchi dell’Asia Centrale, si stabilirono in Iran nel 550 d.C., ma cominciarono ad organizzarsi in tribù solo dal 750 d.C. Nel 1885 vennero divisi tra Iran, Russia e Afghanistan. Le tribù principali dei Turcomanni iraniani sono i Kuklani e gli Yamoti; i primi, che vivono nel Sahra, sono divisi in sei ramificazioni; i secondi in due grandi clan, gli Atabai e gli Jaafarbai.

Per quanto riguarda gli Arabi in Iran, alcuni storici ritengono che le prime tribù arabe migrarono nel Khuzestan, in quella parte sud-occidentale del Paese dove ancora vivono, nei primi secoli d.C., provenendo probabilmente dalla Penisola Arabica. Oggi le tribù arabe-iraniane sono sparse in un’area che si estende dall’Arvand Rud e dal Golfo Persico, a sud, fino a Susa a nord. La tribù più importante è la Bani-Kaab, i cui numerosi clan abitano l’isola Minou, Khorramshahr, Shadegan su entrambe le rive del fiume Karoun, fino ad Ahwaz. La Casata della Gente Kassir abita Ahwaz e la zona tra il fiume Dezful e il fiume Shushtar. Altre tribù sono i Bani-Lam, i Bani-Saleh, i Bani-Torof, i Bani-Tamim, i Bani-Marvan, gli Al-Khamiss, i Bavi e i Kenan, Non esistono dati precisi sulla loro consistenza numerica, anche a causa dell’intensa migrazione di queste popolazioni dal Khuzestan verso altre parti dell’Iran a seguito dell’invasione irachena del 1980.

I Baluchi vivono nel Baluchistan, una regione arida nella parte sud-orientale dell’altopiano iranico, tra il deserto di Barman e i monti di Bam e Beshagard, fino al confine occidentale del Pakistan. In effetti, il Baluchistan è diviso tra Iran e Pakistan, e gli attriti tra i due Paesi riguardo all’appartenenza dei territori sono stati risolti con un accordo nel 1959. Le città più importanti del Baluchistan iraniano, che resta comunque uno dei territori più arretrati del Paese, sono Zahedan e Zabol. Storicamente, i Baluchi si erano rifugiati a Makran, provenendo da Kerman, per sfuggire ai Selgiuchidi nel secolo XI; a quel tempo erano nomadi e organizzati in un sistema tribale. Ancor oggi essi si dividono in numerosi clan, i più importanti dei quali sono i Baveri, i Balideh, i Bozorgzadeh, i Riggi. Alcune tribù (Sarbandi, Shahraki, Sargazi e altre) dell’area del Sistan, che con il Baluchistan costituisce una regione unica, sono considerate baluche, ma parlano Sistano.

Esistono poi le minoranze degli Ebrei, degli Armeni e degli Assiri, significative soprattutto sotto il profilo della religione.

Le minoranze nomadi

I nomadi che vivono in Iran sono in generale allevatori di bestiame, ma integrano questa semplice economia con attività collaterali agricole e con l’artigianato. Sono tutti organizzati in strutture tribali, e ciascuna tribù ha un proprio territorio, oltre che una propria specifica organizzazione amministrativa e sociale; le tribù sono in tutto 101, ma esistono anche 598 clan indipendenti. Solo le regioni del Curdistan e di Yazd non hanno tribù nomadi sul proprio territorio; le regioni di Kerman e Hormuzgan ne hanno il numero maggiore, ma il maggior numero di clan vive nel Sistan -Baluchistan e nel Khorassan. Le tribù nomadi hanno numerose origini etniche: Turchi, Turcomanni, Persiani, Curdi, Lori, Arabi e Baluchi.

I cambiamenti nelle strutture economiche, politiche e sociali verificatisi nel XX secolo hanno prodotto notevoli sviluppi nei sistemi tribali. La Repubblica Islamica ha sempre cercato di difendere i caratteri tipici queste etnie, soprattutto per due ragioni: il ruolo importante che esse svolgono nell’allevamento e nella produzione di carni, e i problemi politici che la loro stanzializzazione forzata potrebbe generare. Ciò nonostante, le difficoltà del nomadismo, i problemi burocratici relativi alla proprietà delle terre, e il continuo rincaro delle merci e degli attrezzi necessari al nomadismo stesso hanno avviato una certa tendenza ad una stanzializzazione spontanea. Tra il 1974 e il 1985 sono diventate stanziali quasi centomila famiglie nomadi, di cui i nove decimi hanno scelto di risiedere in centri urbani.

Tra i nomadi, la tribù di lingua turca dei Qashqai è la più importante nell’Iran meridionale: il loro territorio si estende da Abadeh e Shahreza nella regione di Isfahan alla costa del Golfo Persico. Sono divisi in numerosi clan, i più rilevanti dei quali sono i Kashkuli, gli Shish Blocki, i Farsi Madan, i Safi Khani, i Rahimi, i Bayat, i Darreh Shuyi. Si pensa che discendano tutti dal clan turco dei Khalaj, che viveva tra l’India e il Sistan iraniano e in seguito migrò verso l’Iran centrale e meridionale.

I Bakhtiari vivono nella regione montagnosa tra il Chaharmahal, il Fars, il Khuzestan e il Lorestan. Si dividono in due ramificazioni: la Haft Gang e la Chahar Gang. La prima consiste di 55 clan, la seconda di 24 (i clan possono essere composti sia di Arabi sia di Lori). Esistono idee diverse circa la loro origine; si pensa comunque che discendano da nuclei curdi. L’abbigliamento dei Bakhtiari, caratterizzato dai larghissimi pantaloni, dal cappello rotondo e da una corta tunica, ricorda ancora l’epoca degli Arsacidi, o Parti. I capi Bakhtiari hanno esercitato rilevante influenza sugli sviluppi politici sin dall’epoca Safavide; alcuni di essi aiutarono i rivoluzionar costituzionalisti a conquistare Teheran, quando il re Qajar Mohammad Ali Shah sospese il Parlamento e la Costituzione (1907).
Fra le altre tribù nomadi, si devono ricordare gli Afshar e i Shahsavan, di etnia afghana, che d’estate vivono sulle pendici del monte Sabalan mentre d’inverno si spostano verso la costa del Caspio; e i Guilaki, che parlano un dialetto persiano puro e vivono nelle regioni marittime.

Religione nazionale e minoranze religiose

La religione ufficiale dell’Iran è l’Islam di scuola Sciita Giafarita Imamita (Art. 12 della Costituzione). Le altre scuole islamiche, quali la Hanafita, la Shafi’ita, la Malekita, la Hanbalita e la Zaidita sono considerate con assoluto rispetto, e i loro seguaci sono totalmente liberi di professare, insegnare e compiere gli atti di culto previsti dai rispettivi Canoni, e nel rispetto della loro giurisprudenza religiosa i loro contratti giuridici privati (compresi il matrimonio, il divorzio, l’eredità, il testamento) e le controversie relative hanno riconoscimento di legge nei tribunali. In ogni regione in cui i seguaci di queste scuole costituiscono la maggioranza, i regolamenti locali, nei limiti di potere dei Consigli, vengono conformati alle rispettive prescrizioni, nella salvaguardia dei diritti dei seguaci di altre scuole.

Gli Zoroastriani, gli Ebrei e i Cristiani sono le sole minoranze religiose riconosciute (Art. 13 della Costituzione), ed entro i limiti della legge sono liberi di compiere i propri riti e cerimonie religiose, e nei contratti giuridici privati e nell’ insegnamento religioso sono liberi di operare secondo le proprie norme. Nel Parlamento (Art. 64 della Costituzione) gli Zoroastriani e gli Ebrei eleggono rispettivamente un Rappresentante; i Cristiani Assiri e i Cristiani Caldei eleggono un solo Rappresentante comune; i Cristiani Armeni eleggono un Rappresentante per il Nord ed uno per il Sud. Al termine di ciascun decennio queste minoranze religiose, in caso di aumento delle rispettive popolazioni, eleggono un ulteriore Rappresentante ogni centocinquantamila persone aggiunte. All’insediamento di ogni nuovo Parlamento (Art. 67 della Costituzione) i Rappresentanti delle minoranze religiose prestano giuramento sui loro rispettivi Libri sacri.

Sebbene quasi il 90 per cento della popolazione iraniana sia shi’ita, alla varietà delle etnie si accompagna una pluralità di confessioni, in un clima di grandissima tolleranza e reciproca accettazione di cui le norme costituzionali citate sono la prima espressione politica: chiese e templi, appartenenti alle maggiori religioni del mondo, funzionano liberamente, e le moschee possono essere visitate anche dai non-Musulmani.

La maggior parte dei Curdi iraniani sono Musulmani sunniti di scuola shafe’ita; altri sono seguaci delle confessioni Yazida e Ahle-e Haq, ma anche le correnti Qaderi e Naqshbandi del Sufismo sono comuni in alcune parti del Curdistan iraniano, specialmente nel suo territorio meridionale.

La maggioranza dei Turcomanni iraniani segue la scuola sunnita degli Hanafiti; altri appartengono al Sufismo Naqshbandi.

Attorno alla tomba di Ester, in Hamadan, vive una colonia ebraica stabilitasi nella zona dai tempi della liberazione da Babilonia, ma gli Ebrei iraniani vivono in tutte le maggiori città del Paese, dove sorgono in totale circa 30 sinagoghe, ed hanno conservato la propria identità etnica, linguistica e religiosa.

Gli Zoroastriani, che praticano l’antichissima fede dell’Avesta e di Zarathustra, vivono soprattutto nell’area tra Yazd e Kerman, dove sorgono numerose “Torri del silenzio”.
La comunità Cristiana, soprattutto di rito Georgiano, costituisce lo 0,7 per cento della popolazione. Gli Armeni, circa duecentomila, vivono in Iran da 400 anni, cioè da quando (prima parte del secolo XVII) il re safavide Abbas Shah costrinse trecentomila di loro a trasferirsi nel Paese dall’Armenia per ragioni economiche e politiche. Vennero insediati nell’area di Jolfa, nei pressi di Isfahan, e nella regione del Gilan. Più tardi, essi si spostarono a Teheran, nel Mazandaran e altrove. L’Episcopato armeno e due deputati armeni al Parlamento sono i rappresentanti ufficiali della comunità; a Teheran si pubblica il suo quotidiano, Alik. La comunità degli Assiri è uno dei più antichi gruppi etnici presenti in Iran; sono rappresentati in Parlamento da un deputato ed hanno proprie chiese ed associazioni, come pure proprie pubblicazioni editoriali. Gli Armeni hanno circa 40 scuole, di cui otto Superiori; come gli Assiri, praticano liberamente la loro fede religiosa in numerose chiese, e possono associarsi liberamente. Le chiese armene e il monastero-fortezza di san Taddeo, nell’Azarbaydjan settentrionale, sono meta di migliaia di pellegrini cristiani.

Lingua, scrittura, calendario

La lingua ufficiale dell’Iran è il Farsi. Il Farsi, o neopersiano, appartiene alla famiglia linguistica indoeuropea, ramo “shatam”, gruppo indoiranico (il ramo “shatam”, che comprende l’indoiranico, lo slavo, l’armeno e il lettone-lituano, è così chiamato dalla parola sanscrita shatam, che significa “cento”, perché risponde con il suono “sh” al suono “k” delle altre lingue indoeuropee, quali il greco, il latino, il germanico, il celtico e il tocario: per esempio al termine latino “octo”, cioè “otto”, corrisponde il persiano “hasht”).

Il Farsi si è formato come lingua autonoma circa mille anni fa, e nonostante l’evoluzione subita nel corso dei secoli la lingua in uso oggi è “sostanzialmente la medesima di quella dei grandi capolavori dell’età aurea” (cfr. Giovanni M.D’ Erme, Grammatica del Neo-persiano, Napoli 1979). Il medio-persiano, o parsik, lingua dell’età Sassanide (III-VII secolo d.C.), costituisce il “ponte” fra l’antico persiano usato nelle iscrizioni cuneiformi dell’era Achemenide (Vl-IV secolo a.C., a loro volta precedute dal proto-indoiranico) ed il neo-persiano.

Per la scrittura, il Farsi utilizza l’alfabeto arabo, che scorre da destra a sinistra, con l’aggiunta di quattro lettere, ma la sua costruzione grammaticale e sintattica è di tipo indoeuropeo. Il Farsi ha ricevuto massicci prestiti lessicali in primo luogo dall’Arabo, ma anche dal Francese, dal Tedesco e dall’Inglese – soprattutto in questo secolo, e soprattutto per i nomi di oggetti o concetti “moderni” trasmessi dall’Occidente alla cultura persiana. Tuttavia, nel secondo decennio dalla Rivoluzione si è avviata nel Paese un’opera di progressiva sostituzione dei termini arabi ed europei con termini ripresi dal Farsi codificato dai grandi autori classici, direttamente oppure con la giustapposizione di coppie di sostantivi, aggettivi o avverbi Farsi così da poter denominare anche ciò che nei secoli passati non esisteva. La giustapposizione è uno dei tre metodi classici con cui il Farsi crea le parole, e come si può intuire la sua estrema flessibilità consente di superare spesso i confini del “vocabolario” classico, com’è tipico degli scrittori persiani contemporanei. I nuovi termini si sono per lo più diffusi grazie alla loro adozione spontanea da parte di scrittori, giornalisti e intellettuali in genere.

I Curdi parlano l’antica lingua persiana (indoeuropea) o dell’Iran nord-occidentale; i due dialetti Gurani (Curdi meridionali) e Zaza (Curdi occidentali) sono però molto diversi dal Kormanji (Curdo puro). I dialetti parlati a Sanandaj, Kermanshahan e Suleymanieh (Iraq) sono varianti del Kormandji.

Il Turco parlato in Iran dalle popolazioni di etnia turca è associato con il Turco parlato nel Caucaso, ma ha subito evoluzioni diverse nelle differenti regioni. Il dialetto parlato in entrambe le regioni iraniane chiamate Azarbaydjian è l’ Oghoz (uguale alla lingua della Repubblica dell’Azarbaydjian); la popolazione di lingua Oghoz si divide in due gruppi, settentrionale e meridionale, a seconda dell’accento; tra i Turchi iraniani prevale l’accento di tipo meridionale, influenzato dal Farsi. La minoranza etnica dei Turcomanni parla il Turco con l’accento Oghoz orientale, lo stesso che si parla nel Turkmenistan.Gli Arabi iraniani parlano l’Arabo delle origini.

I Baluchi parlano il Baluchi, lingua dell’Iran occidentale di famiglia indoeuropea influenzata dai dialetti dell’Iran orientale.
Il Sistano è un dialetto persiano quasi del tutto obsoleto.
Il calendario persiano inizia all’incirca il 21 marzo di ogni anno (con il Nowruz) per terminare il 20 marzo successivo; è di tipo solare, perché fissa l’inizio dell’anno esattamente in corrispondenza dell’equinozio di primavera. L’istante preciso in cui si verifica il cambio dell’anno viene dunque calcolato in base al calendario solare dell’Egira (da pronunciarsi con l’accento sulla E), cioè dal viaggio del Profeta Mohammad avvenuto giovedi 13 settembre deI 622 d.C., tredici anni dopo l’inizio dello sua predicazione.
La differenza oraria fra l’Italia e l’Iran è di due ore e mezzo (per esempio, quando in Italia è mezzogiorno, in Iran sono le 14,30). Il rapporto non muta a causa dell’ora legale, poiché la si adotta anche in Iran. Il fuso orario è unico per tutto il Paese.